Baciato dalla sfortuna, l’esordio italiano di Dazn potrebbe rappresentare un’ottima occasione per il futuro dello streaming nel nostro Paese.
Una tempesta social senza precedenti, con tifosi arrabbiati e scontenti, pronti a tutto pur di non vedere rovinato il loro giocattolo preferito. La prima italiana di Dazn nel campionato italiano ha creato non pochi problemi, scatenato un vespaio di polemiche e provocato una prima, vera e reale riflessione sullo stato della rete in Italia, sul futuro della fruizione dei contenuti e sullo streaming.
Il nostro Paese, da sempre afflitto da un endemico ritardo nell’ammodernamento delle sue infrastrutture tecnologiche, ha vissuto uno dei suoi momenti più bui durante Lazio-Napoli, la prima partita del nostro campionato di calcio ad essere trasmessa in esclusiva assoluta su internet. Mai come in questa situazione i problemi della nostra rete si sono palesati, anche se non mancano voci fuori dal coro, e mai come ora questi potrebbero rappresentare lo stimolo più giusto per cambiare le cose e ripartire.
Una rete inadatta
I problemi degli italiani con la rete internet sono noti da tempo, tra connessioni lente, infrastrutture carenti e velocità di navigazione ridicole. La banda larga fatica a trovare spazio, soprattutto nei piccoli centri e nelle periferie e anche quando è presente non svolge spesso a pieno il suo dovere. Fino ad ora questi disagi erano stati edulcorati dal nostro uso piuttosto contenuto di internet, limitato alle sue funzioni più basilari. L’arrivo anche in Italia di Netflix e dello streaming legale ha in qualche modo cambiato le carte in tavola, prendendo sempre più piede nelle abitudini degli italiani. La piattaforma americana ha in qualche modo “drogato” il mercato con la sua performante tecnologia proprietaria.
Basta poco per permettere a Netflix di funzionare alla perfettamente: la fruizione dei contenuti e quasi sempre fluida e senza intoppi, capace di adattarsi alla rete di ogni utente, scalando la qualità e le performance a seconda delle esigenze. Pochi i blocchi, limitati e sporadici. Quella che doveva essere per tutti la normalità si è però palesata come una dolce eccezione. Se i contenuti sono in diretta le cose cambiano. Lo sapevano bene gli utilizzatori di servizi accessori come SkyGo, Premium Play o Raiplay. Ora lo hanno scoperto anche tutti gli altri.
Toglieteci tutto ma non il calcio
In Italia poche cose sono intoccabili e il calcio è sicuramente una di queste. Milioni di appassionati fanno il possibile per seguire le partite della propria squadra del cuore; sono disposti a spendere tanti soldi, vivono ogni evento in modo viscerale e pretendono che la loro passione sia raccontata nel modo giusto. Per questo hanno storto il naso quando quest’anno si sono trovati davanti ben due abbonamenti da sottoscrivere, per questo hanno guardato con diffidenza ad un servizio costruito per vivere esclusivamente sulla rete e per questo si sono arrabbiati all’insorgere dei primi problemi. La rabbia dei tifosi è stata quanto mai forte e si è fatta sentire in tutta Italia, facendo luce in maniera definitiva su un problema di cui non si è mai parlato abbastanza: internet si evolve troppo velocemente e le scadenti infrastrutture italiane non riescono a stare al passo con questa crescita vertiginosa. Una sola partita su Dazn ha creato un cataclisma per molti tifosi. Cosa potrebbe succedere se un giorno gran parte dei contenuti che guardiamo fosse trasmessa solo su internet?
Allarme rosso
Le prossime giornate, saranno banchi di prova ancora più imponenti per valutare la questione, ma è chiaro che ora più che mai è necessario un lavoro di miglioramento deciso delle infrastrutture e dell’accesso alla rete degli utenti. La fruizione dei contenuti del futuro passerà quasi solo dalla rete e dallo streaming: quanto successo con Dazn potrebbe essere ben peggiore se in futuro le cose non miglioreranno. La visione di contenuti in rete è diventata metodo di fruizione privilegiato per molti utenti, tra servizi sempre diversi e sempre più numerosi con cui interfacciarsi. Anche i network tradizionali hanno aperto le porte a internet, con Sky che ha inaugurato il suo servizio “via fibra”. Internet è senza dubbio il futuro dell’intrattenimento e occorrerà una più che seria riflessione per far si che questa corsa fili liscia il più possibile. I problemi di Dazn sono stati un campanello d’allarme da non sottovalutare, un monito di imprescindibile valore per fare in modo che problemi come questi non si ripetano più.
Maggiore consapevolezza
I vertici di DAZN hanno espresso il loro parere sull’accaduto, del resto è stato l’evento più seguito nella storia della piattaforma. Siamo certi che le cose miglioreranno già dai prossimi eventi, con le giuste contromisure che daranno a tutti la possibilità di vedere quello che desiderano. Quello che è fondamentale, in questo momento, è creare maggiore consapevolezza nell’utente finale, spiegargli la realtà della situazione e fargli comprendere cosa significhi oggi, in Italia, vedere un evento in diretta streaming.
In molti, erroneamente, erano convinti che si sarebbero trovati davanti una partita con la stessa fluidità e la stessa qualità da sempre sperimentata con il segnale televisivo tradizionale o sul satellite, o la medesima stabilità di un qualsiasi film o serie tv disponibile su Netflix. La rete italiana è quella che è: prima se ne capiranno i limiti e prima si potranno risolvere i problemi. Viviamo in una situazione arretrata, molto più tragica di quella che dipingono gli operatori. Ancora non ne eravamo consapevoli, accecati dalla corsa al Mbit senza qualità della linea, ma questo “intoppo calcistico” potrebbe finalmente aver scoperchiato il vaso di Pandora.
La situazione
A penalizzare in maniera decisa la rete italiana sono le sue infrastrutture, vecchie e fatiscenti, lontane dagli alti standard imposti dalle nuove regole di internet. Le connessioni casalinghe italiane sono agli ultimi posti delle classifiche europee. Ad oggi in Italia si viaggia ad una velocità media di 8,73 Mbps, dato poco sopra quanto richiesto da Dazn per visualizzare gli eventi al massimo della qualità possibile. Si tratta comunque di velocità piuttosto basse rispetto a quanto promettono gli operatori e agli standard che dovrebbero essere raggiunti con la fibra ottica. Non serve scomodare le velocità dei paesi del nord Europa, con la Svezia che raggiunge ad esempio i 45,59 Mbps, ma basta muoversi di poco fuori dai confini per capire la nostra situazione: in Spagna intorno ai 27,29 Mbit, in Germania 26,78 Mbit, in Francia 29,41 Mbit e nel Regno Unito 31,51 Mbit. Come potevamo sperare che le cose andassero per il verso giusto con velocità medie così basse, frutto di intere zone in cui anche questi livelli medi sono pura utopia?
Obiettivi (troppo) lontani
I lavori per la predisposizione della banda larga in gran parte del Paese vanno avanti, ma anche l’obiettivo minimo imposto dall’Europa di 30 Mbps entro il 2020 sembra quanto mai lontano. Se le cose andranno per il verso giusto, parleremo di queste velocità solo nel 2025. Le ambizioni italiane sono quelle di avere una connessione da almeno 100 Mbps per almeno l’85% della popolazione, con edifici pubblici, aree industriali e poli di interesse economico in prima linea. I progetti per la costruzione di queste infrastrutture sono già iniziati, ma gli obiettivi fissati dall’Europa sono ben lontani dall’essere coronati. Lo stanziamento di 15 miliardi per gli stati membri prevedeva che entro il 2020 a tutti i cittadini europei fossero garantiti più di 30 Mbps per le loro connessioni, con il 50% delle famiglie capace di viaggiare con banda larga ultraveloce, quindi oltre i 100 Mbps. Se quello dei 30 pare comunque un obiettivo raggiungibile a livello continentale, quello dei 100 è ancora ben lontano da una realizzazione compiuta, con intere zone periferiche e rurali lontane dagli interessi degli investimenti privati.
A livello europeo, nel 2017, solo il 15% delle famiglie era abbonato a connessioni di rete ultra veloci. Dazn ci ha fatto capire quanto la velocità di cui disponiamo non sia sufficiente per garantire una buona riuscita dello streaming. Al di là dei problemi interni, in molti non riusciranno ad avere una visione soddisfacente perché non sono raggiunti da connessioni che garantiscono velocità adeguate, spesso promesse solo sulla carta ma mai raggiungibili.
Pochi abbonamenti
Questa endemica scarsità di infrastrutture, unita ad una scarsa conoscenza da parte dell’utente delle potenzialità della rete, rende l’Italia uno dei fanalini di coda nella diffusione degli abbonamenti alla banda larga. La domanda di abbonamenti alla fibra ottica fatica a decollare, nonostante negli ultimi tempi siano stati numerosi i miglioramenti alla rete. Oggi le abitazioni connesse ad una linea internet sono il 79%, dato ben al di sotto della media europea (85%) e ancor di più da quello dei primi della classe, Paesi Bassi e Lussemburgo, con coperture vicine al 100%. Se in Lombardia ed Emilia Romagna si veleggia intorno all’83%, ben più drammatica è la situazione al Sud, con la Calabria che ha solo il 69% delle abitazioni connesse.
Va da se che anche il numero degli abbonamenti alla fibra ottica siano piuttosto bassi. Solo il 22% è abbonato a servizi di nuova generazione, anche qui ben al di sotto della media europea del 48% e poco sopra gli ultimi della classe, Cipro e Grecia, rispettivamente al 12% e al 10%. Anche dove la connessione ci sarebbe, quindi, l’italiano non si abbona, forse per poca fiducia, per prezzi troppo alti o perché non sente la necessità di viaggiare ad una velocità maggiore, accontentandosi della connessione mobile. Anche qui, con lo streaming che prenderà piede e che sarà spinto da Dazn, e la voglia di partite e calcio, le necessità potrebbero cambiare.
Il futuro è nello streaming
Netflix ha fatto il primo passo, gli altri si sono aggiunti a ruota e Dazn ha dato una bella sterzata anche nel mondo dello sport. Il futuro del mercato video è innegabilmente legato all’online. 19,1 milioni di italiani utilizzano servizi per fruire contenuti in rete, il 30% di questi utilizza i servizi a pagamento. Un anno fa erano 1,9 milioni gli italiani abbonati ai principali servizi di streaming video. 800 mila solo su Netflix, 600 mila su Tim Vision, 300 mila su Infinity e 250 mila su NowTV. Numeri di un certo rispetto, destinati a crescere, per un mercato sempre più competitivo e a prezzi molto più concorrenziali rispetto a quelli delle tv a pagamento.
Per non parlare poi di altri servizi gratuiti come quelli di Mediaset o Rai, che permettono di vedere i contenuti televisivi in ogni momento e su ogni dispositivo. Tutto questo, unito alle previsioni di un generale calo di abbonati alle pay tv nei prossimi anni, ci fa ben capire quanto internet sarà uno snodo fondamentale per la nascita delle tv del futuro, con piattaforme libere da vincoli, concorrenziali nell’offerta e flessibili. Va da se che una buona infrastruttura di rete sia indispensabile per assecondare questa tendenza più che naturale, sempre più veloce e inesorabile.
Sforzo necessario
Se le reti mobili ad alta velocità saranno lo standard indispensabile per gli oggetti smart del futuro, quelle fisse e casalinghe dovranno diventare la norma per la fruizione dei contenuti video direttamente dagli schermi di casa. In Italia si è investito parecchio nella diffusione del 4G: nel 2017 si è arrivati a coprire l’86% del territorio, garantendo a buona parte della popolazione il massimo della velocità. Intorno vi era il grande interesse degli operatori e la diffusione capillare degli smartphone, diventati oggetti imprescindibili per gli utenti di tutte le età. Lo streaming non è ancora così diffuso per dare una spinta decisiva al settore delle connessioni casalinghe, ma la sempre maggiore diffusione dei servizi video e il cambiamento delle abitudini degli utenti potrebbero dare il là al giusto circolo virtuoso per far cambiare le cose. In questo senso, quanto avvenuto con Dazn può rappresentare uno stimolo positivo per il futuro: il disagio ha coinvolto tantissime persone e colpito una delle cose a cui tengono di più.
Serviva un evento come questo per accendere la lampadina degli utenti e per fargli capire che la linea internet di casa è importante tanto quanto quella mobile e non un accessorio che può andare anche a basse velocità. Serviva toccare il calcio per accendere ulteriormente la luce sulle condizioni ancora arretrate delle nostre linee telefoniche, sui giochi degli operatori nell’offrire velocità solo apparenti e mai reali perché consapevoli che nessuno se ne sarebbe mai accorto. Ora che molti non riusciranno a vedere come si deve la propria squadra del cuore si potrà forse capire quanto la banda larga non sia solo un’orpello da esibire nelle grandi città, ma un miglioramento necessario per la vita delle future generazioni.
Dazn ha rimesso al centro i problemi del nostro sistema internet e li ha palesati agli occhi di tutti, anche a quelli degli utenti meno esperti. Addossare tutte le colpe alla piattaforma sarebbe un errore fin troppo grossolano: prima devono cambiare e migliorare le infrastrutture, devono essere investiti dei soldi e devono cambiare anche le politiche degli operatori. Ben vengano i problemi se capaci di smuovere la situazione e farci capire l’importanza di una rete moderna e al passo coi tempi.